L’eclissi di Felipe Anderson

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Che fine ha fatto Felipe Anderson? La stella brasiliana, protagonista delle brillante stagione passata della Lazio si è eclissata come una meteora qualsiasi.  Felipetto – così lo hanno ribattezzato i tifosi della Lazio – è stato protagonista di un involuzione allarmante in questa stagione. Vaga per il campo insicuro ed intimidito, si intestardisce in dribbling improbabile e le sue giocate hanno perso efficacia.  Per lui quest’anno 6 gol in campionato, molte prestazioni sottotono e innumerevoli panchine, spesso senza neanche entrare a gara in corso, come è successo con il Frosinone quando il tecnico Pioli ha preferito i muscoli di Milinkovic-Savic alla sua fantasia.

Il brasiliano sembra che stia ripercorrendo le tristi orme di Mauro Zarate, il giocatore argentino che dopo una stagione strepitosa in cui letteralmente trascinò la Lazio alla conquista della Coppa Italia,  ergendosi a nuovo idolo della tifoseria biancoceleste si rivelò un bluff e si lasciò in modo burrascoso con la società capitolina.

La tecnica del fantasista brasiliano non si discute, ma dall’altro lato il giocatore difetta di personalità. Appena si presentano i primi ostacoli, il giocatore va in difficoltà e non ha lo forza psicologica per reagire. Il momento della squadra poi non aiuta: lo scorso tutto andava per il verso giusto e Felipe ha saputo esaltarsi in un contesto ben collaudato, quest’anno i biancocelesti occupano tristemente l’ottava posizione in classifica e sono terribilmente sterili in attacco.

I paragoni con Cristiano Ronaldo, le sirene del Manchester United, la corte di Louis van Gaal ed un affare quasi fatto in estate, forse, non hanno aiutato il brasiliano nel suo processo di crescita, anzi lo hanno caricato di responsabilità che il brasiliano al momento non è riuscito a sostenere. Il giocatore è poco sereno e le voci sul suo futuro continuano a rincorrersi.  Proprio oggi è  si è sparsa la voce che Lotito avrebbe venduto il brasiliano per la somma di 60 milioni di euro agli inglesi del Manchester United.  La notizia è stata smentita dalla società biancoceleste, ma una sua cessione in estate è più che probabile.  Comunque vada Felipe ha davanti a sé ancora 4 mesi per dimostrare il suo valore e ritrovare il sorriso perduto.  La sua stella è troppo giovane per spegnersi.

Il caso Totti agita la Roma

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Francesco Totti, capitano e bandiera della Roma è stato allontanato dal ritiro e non prenderà parte alla partita con il Palermo.  La decisone gli è stata comunicata in mattinata dal tecnico Luciano Spalletti che non ha affatto gradito la sua intervista rilasciata al TG1, in cui  il capitano giallorosso chiedeva maggior rispetto per il suo passato e per quello che rappresenta per i colori giallorossi.

Totti ha preso atto della decisione dell’allenatore ed è tornato a casa dopo aver salutato i compagni, increduli di fronte a quello che è successo.  Una situazione al limite dell’inverosimile,  nessuno avrebbe mai immaginato che l”ottavo” re di Roma venisse detronizzato così in malomodo.

Totti quest’anno è stato impiegato raramente, finendo ai margini del progetto giallorosso.  Tuttavia, il giocatore, nell’intervista alla tv italiana non ha chiesto di giocare di più, ma ha preteso più rispetto. Rispetto che è mancato mercoledì scorso, quando Spalletti ha spedito Totti in campo negli ultimi 4 minuti con il Real Madrid a partita oramai compromessa. “Vengo da un infortunio brutto, però ho recuperato benissimo ed è solo una decisione tecnica. Zeman ha consigliato Spalletti sulla mia gestione? Gestirmi meglio sarebbe un bene per tutti, più che altro si tratta di avere un po’ di rispetto, perché finire la carriera in questo modo è brutto”, queste le sue dichiarazioni.

La clamorosa esclusione ha suscitato un vespaio di polemiche nell’ambiente giallorosso e la tifoseria si è spaccata in due. C’è chi difende l’operato di Spalletti, sostenendo che ha tutto il diritto di far giocare gli elementi che ritiene gli diano le maggiori garanzie e chi invece sostiene che il capitano giallorosso, visto tutto quello che ha dato per la Roma, meriterebbe maggior considerazione e non può essere trattato come un giocatore qualsiasi.

Ciò che fa discutere è il silenzio – assenso della società che ha tacitamente avallato la decisione di Spalletti senza prendere una posizione chiara su un caso così eclatante.  I piani di Totti prevedevano di continuare a giocare un altro anno a Roma e chiudere la carriera in giallorosso, ma gli ultimi avvenimenti potrebbero portare ad una clamorosa rottura.  Totti rappresenta la storia della Roma, migliaia di sono cresciuti con il mito delle sue gesta e svilirne così la sua bandiera è un colpo al cuore non solo per i tifosi della Roma, ma per tutti coloro che credono ancora in un calcio romantico e lontano dal mero calcolo economico.  Riuscirà mai la presidenza americana a capirlo?

La rimonta trionfale della Juventus

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Dopo duecentocinquantanove giorni la Vecchia Signora è tornata sul trono. La Juventus si è infatti aggiudicata la sfida Scudetto  contro il Napoli, grazie ad un gol allo scadere di Simone Zanza, portando a termine una rimonta che sembrava impensabile.  Il 28 ottobre, tre mesi e mezzo fa, la Juve era  infatti undicesima a -11 dalla vetta. Il 30 agosto, due mesi prima, era addirittura ultima, dopo aver perso le prime due partite di campionato contro Udinese e Roma. “La peggiore Juve di sempre”, si diceva, perché un avvio così brutto non si vedeva dal 1912, da più di cent’anni. Il 27 settembre, dopo aver perso la sfida d’andata contro il Napoli, era quindicesima con 5 punti in 6 partite.  Dopo la sconfitta con il Sassuolo il 28 ottobre scorso, la situazione sembrava irrecuperabile, invece i bianconeri hanno tirato fuori l’orgoglio realizzando l’incredibile filotto di 15 vittorie consecutive:  nessuno ha potuto fermare la cavalcata trionfale degli uomini di Allegri, che ora sono a due passi dal record assoluto  di vittorie consecutive dell’Inter di Mancini 2006-2007.

Un insieme di fattori ha contribuito all’operazione rimonta. In primis, il ritorno al 3-5-2 che ha ridato sicurezze al reparto difensivo. La Juventus ha infatti la difesa meno battuta del campionato con soli  15 gol subiti in 25 partite. Buffon è imbattuto da 566 minuti. L’ultimo (e unico nel 2016) gliel’ha fatto Cassano. A questo aggiungiamo il recupero di Khedira, pedina fondamentale del centrocampo di Allegri ed autentico talismano. Con il mediano tedesco la media è di 2.76 punti a partita (14 vittorie, due pareggi e zero sconfitte), senza il tedesco la media punti si abbassa vertiginosamente a 1.88 (9 successi, 5 pari e 3 ko). Con il mediano,  in pratica Allegri non ha mai perso.  Infine, l’esplosione di Dybala: l’attaccante argentino è il miglior realizzatore dei bianconeri con 13 rete messe a segno. A suon di prestazioni eccellenti è diventato il punto fermo dell’attacco juventino con Mandzukic (ora fuori per infortunio), Morata e Zaza a contendersi l’altra maglia da titolare.  Con Inter, Fiorentina e Roma fuori causa e il Napoli che potrebbe accusare il contraccolpo psicologico della sconfitta diventa davvero difficile trovare un avversario in grado di fermare la cavalcata della Juventus  verso il quinto scudetto consecutivo.

Kevin Lasagna: quando i sogni si avverano

Serie B: Anticipo, doppietta Lasagna e Carpi espugna Vicenza

Il calcio è  ancora capace di raccontare storie bellissime che hanno i contorni della favola. Una di queste ha come protagonista Kevin Lasagna, attaccante ventiduenne del Carpi che con l’Inter ha segnato la prima rete in carriera in serie A, coronando un sogno che fino a pochi anni fa sembrava irrealizzabile.  E che rete: il suo sinistro ad incrociare al 92° a San Siro, nella Scala del calcio ha permesso al Carpi di uscire imbattuto contro l’Inter e di alimentare il sogno salvezza degli emiliani che hanno inanellato il quarto risultato utile consecutivo.

E pensare che nemmeno due anni fa, Kevin sgomitava sui campi della Serie D a caccia di un futuro che avesse il pallone come centro di gravità. Cresciuto a Suzzara, nel mantovano, ha esordito in Promozione con la Governolese, vincendo il campionato. Nell’estate del 2011 arriva la chiamata del Lumezzane di Davide Nicola, allora in Prima Divisione, ma, dopo un periodo di prova, la società bresciana decide di puntare su prestiti di giovani provenienti da vivai di Serie A.

Sfumata l’occasione, il ragazzo non si scoraggia e riprende a lavorare con passione, disputando un altro ottimo campionato con la Governolese. Al termine della stagione il trasferimento in Serie D al Cerea e, infine, il fortunato passaggio all’Este dove sigla 21 gol in 33 partite.

La svolta della sua carriera si chiama Cristiano Giuntoli. Profondo conoscitore di campionati minori, Cristiano nota nel ragazzo delle caratteristiche fisiche e tecniche rare e lo porta al Carpi in serie B nel 2014. Velocità supersonica, mancino al fulmicotone e un’incredibile predisposizione al lavoro ed al miglioramento, lo fanno presto un pupillo del tecnico Castori ed un idolo della tifoseria che lo ribattezza KL15, riprendendo le iniziali del più famoso CR7 Cristian Ronaldo. Grazie alle 5 reti messi a segno diventa uno dei protagonisti della cavalcata trionfale del Carpi in serie B.  Tutto questo sembrava già il massimo per un ragazzo che fino a due anni fa militava nei dilettanti. Invece il bello doveva ancora venire.  La sua storia è uno splendido messaggio a tutti i sognatori del pallone, un invito a prendere in mano il proprio sogno e coltivarlo, con lavoro e fatica, magari sognando, proprio come Kevin, un gol a San Siro.

Le difficoltà dell’Inter di Mancini

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Il pareggio con il Carpi ha fatto scivolare l’Inter a meno 6 dal Napoli certificando il momento di difficoltà dei neroazzurri che hanno raccolto solamente 5 punti nelle ultime cinque partite.  Gli uomini di Mancini sono stati in testa  per otto giornate, frutto delle cinque vittorie consecutive iniziali e hanno abbandonato la vetta nell’ultima giornata del girone di andata a seguito del ko con il Sassuolo.  Da li’ è iniziata la parabola discendente dell’Inter, impietosamente fotografata dai numeri: 5 punti nelle ultime 5 giornate con una sola vittoria, peraltro stentata, nella trasferta di Empoli e ben 3 passi falsi casalinghi perché tale è il pareggio contro il Carpi dopo le sconfitte con Lazio e Sassuolo. Cosa sta succedendo alla squadra di Mancini che ha perduto il filo dei risultati dopo aver lasciato spesso dubbi sul piano del gioco?

La carenza di gioco per l’appunto è uno dei problemi principali. Quella mandata in campo contro il Carpi e’ stata la 20° formazione diversa su 21 presentata da Roberto Mancini in campionato. Avere tante frecce al proprio arco rappresenta un vantaggio e un’opportunità, ma se dopo cinque mesi di stagione il gioco ancora fatica ad avere una fisionomia precisa rischia di diventare un boomerang. Continuare a stravolgere la formazione, alternando gli interpreti, non può che destabilizzare una squadra che sta perdendo riferimenti e meccanismi acquisiti a fatica. Così facendo, anche la solidità difensiva – la base dei tanti successi di misura, coadiuvati dall’affidabilità di Handanovic – sta crollando. Lazio, Empoli, Sassuolo, Atalanta e Carpi hanno dato la sensazione di poter colpire in svariate occasioni.

La mancanza di un gioco armonioso si traduce in una scarsa capacità offensiva. L’ attacco dell’Inter produce pochissimo solo 26 gol segnati  e se Mancini punta il dito contro Icardi (8 goal per lui in tutto) sarebbe interessante capire chi altro la butta dentro: Jovetic, autore di tre gol nelle prime due partite, è fermo a quattro, Ljajic e Perisic a due, Palacio a uno per l’undicesimo attacco del campionato. È altrettanto vero che nelle ultime sfide è mancata un po’ di lucidità negli ultimi metri, ma anche l’incompatibilità tra l’argentino e Jovetic, che pian piano comincia a passare inosservata, pone degli interrogativi. È altresì bizzarro che una squadra piena di saltatori, ad oggi, abbia fatto un solo gol di testa.

L’impressione è  che la squadra di Mancini sia andata oltre i propri limiti ad inzio campionato sfruttando le false partenze di Juventus e Napoli e solo ora stanno venendo fuori i valori in campo. Viste le ultime stagioni, la qualificazione in Champions sarebbe comunque un grande traguardo.

Napoli e Juventus, per lo Scudetto è sfida a due

Paulo DybalaÈ sfida Napoli – Juventus per lo Scudetto, questo il responso della  21° giornata di Seria A.  I partneopei hanno espugnato Marassi con un roboante 2-4 centrando la quattordicesima vittoria stagionale, la quinta consecutiva, mentre i bianconeri hanno spento definitivamente le speranze scudetto della Roma, vincendo lo scontro diretto per 1-0, grazie all’ennesima perla di Dybala. I bianconeri hanno così ottenuto l’11° vittoria consecutiva che li proietta al secondo posto della graduatoria a soli due punti dal Napoli capolista.  Gli uomini simbolo di entrambe le squadre sono gli attaccanti, da una parte Higuain e dall’altra Dybala.

Il “Pipita” sta attraversando una stagione strepitosa e si è trasformato in una macchina goal infallibile. Con la rete messa a segno con la Sampdoria ha raggiunto quota 21 reti in campionati, con una media reti di un gol a partita, qualcosa di semplicemente pazzesco. Non a caso il Napoli può vantare il miglior attacco del campionato con 45 reti messi a segno per una media superiore ai due goal a partita. Oltre ad Higuain, un grosso contributo alla causa azzurra è stato portato da Insigne che con 9 reti realizzate sta vivendo la migliore stagione da quando milita nelle file del Napoli. A questo aggiungiamo un rigenerato Hamsik, che nel ruolo di interno destro sta esprimendo il meglio dl suo potenziale ed ha già raggiunto quota 5 reti, pur non essendo più il rigorista del Napoli.  Gli azzurri, inoltre sono la squadra  che ha subito meno sconfitte, solo due  per la precisione, frutto dei ko esterni con Bologna e Sassuolo. Con le big, invece gli uomini di Sarri hanno sempre ottenuto risultati positivi, avendo sconfitto Juventus, Roma e Fiorentina (tutte per 2-1) e pareggiando a reti bianche con l’Inter.

Dall’altra parte abbiamo una Juventus che in forma strepitosa. I bianconeri hanno innestato il turbo compiendo una rimonta che ha dell’incredibile.  Basti pensare che alla fine di ottobre, a seguito della sconfitta con il Sassuolo i bianconeri avevano undici punti di svantaggio sulla Roma.  In soli tre mesi i bianconeri hanno mangiato 21 punti ai giallorossi,  portandosi a più dieci sugli storici rivali. Il volto della riscossa juventina ha il nome di Paulo Dybala.  L’attaccante argentino, dopo un inizio sottotono è letteralmente esploso contribuendo a 19 dei 38 goal realizzati dalla Juventus con 12 reti e e 7 assist. Tra l’altra tutti i goal messi a segno da Dybala, sono stati realizzati con il mancino,  neanche Messi ha saputo fare meglio di lui con il piede sinistro. Allegri poi ha potuto beneficiare del recupero degli infortunati, in primis quello di Khedira che garantisce equilibrio a centrocampo.  Si prospettano 5 mesi di fuoco per la Serie A, la lotta Scudetto è pronta ad entrare nel vivo.

I movimenti di mercato delle squadre italiane

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Il calciomercato in Italia non è ancora decollato, anche se qualche colpo è stato registrato. In particolare le big al momento sono ferme con Juventus, Milan ed Inter che non hanno concluso ancora nessuna operazione. La più attiva al momento è la Fiorentina, cui la dirigenza sta lavorando per migliorare la rosa per cercare di centrare il terzo posto che significa Champions League.

I viola hanno ceduto in prestito Giuseppe Rossi al Levante fino a fine stagione, rimpiazzandolo con Mauro Zarate, ex Lazio e Inter, prelevato a titolo definitivo dal West Ham per 2.7 milioni.  La società di Della Valle ha poi ufficializzato l’acquisto dell’ex canterano del Barcellona Christian Tello con la formula del prestito con diritto di riscatto a fine stagione fissato a 6.3 milioni di euro.  In uscita, invece Mario Suarez, mai del tutto integratosi negli schemi di Paulo Sousa. L’ex Atletico Madrid è vicino al trasferimento in Inghilterra tra le fila del Watford.

La Roma, protagonista di un campionato al di sotto delle aspettative, ha invece cambiato allenatore. Rudi Garcia è stato esonerato direttamente dal presidente Pallotta, che ha scelto l’amato Spalletti per risollevare una piazza caduta in depressione. Il regalo per il tecnico toscano si chiama Stephan El Sharaawy. Il faraone, dopo una prima parte di stagione deludente al Monaco, è vicinissimo a trasferirsi nella Capitale con la formula del prestito con diritto di riscatto fissato tra i 12 e 14 milioni di euro. L’italo-egiziano andrà a sostituire Gervinho che dovrebbe finire in Cina.

L’Inter sta lavorando sulla cessione di Guarin per sbloccare il mercato.  Il colombiano è vicino al trasferimento allo Jiangsu per una cifra di poco superiore ai 10 milioni di euro. In caso di suo cessione, individuato già il sostituto: è Soriano della Sampdoria, che potrebbe portare qualità ad un centrocampo improntato sulla forza fisica. Per giugno si avvicina Lavezzi, in rotta con il PSG.

Il Milan si è visto bloccare la cessione di Luiz Adriano in Cina  e mentre si gode il ritorno di Boateng sta provando a concretizzare un maxi scambio con la Juventus: Caceres passerebbe ai rossoneri con De Sciglio (pupillo di Allegri) e Poli in maglia bianconera. Tra le altre squadra, la Lazio ha nesso una toppa alla difesa, acquistando il serbo Bisevac dal Lione, il Genoa si è rafforzato con l’acquisto di Cerci e punta Borriello come vice Pavoletti, mentre la Sampdoria ha ufficializzato l’arrivo di Dodo.

I mali dell’Inter e i possibili rimedi

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La marcia dell’Inter continua a rallentare. I neroazzurri non sono andati oltre il pari per 1-1 con l’Atalanta, rimangono dietro il Napoli e rischiano di subire il sorpasso da parte di Fiorentina e Juventus. La banda Mancini ha raccolto solamente 4 punti nelle ultime 4 partite, un brusco rallentamento che rischia di infrangere i sogni Scudetto.  Anche con l’Atalanta si è vista un Inter distratta e poco reattiva che ha pagato a caro prezzo le disattenzioni difensive. Per quello che si è visto in campo, il pari va stretto ai bergamaschi che si sono visti negare la gioia della vittoria da parte di un monumentale Handanovic.

Il trionfale girone d’andata aveva nascosto le lacune di una squadra incompleta. I neroazzurri faticano a segnare con 25 reti messe a segno in 20 giornate di campionato, una media di poco più di una rete a partita. Icardi, pur essendo il capocannoniere della squadra con 8 reti,  non sta replicando le trionfali stagioni passate quando si è aggiudicato il titolo di miglio marcatore e Mancini non ha in rosa un sostituto naturale che può rimpiazzarlo. A questo aggiungiamo l’assenza in squadra di un regista puro: con Kovacic ceduto in estate al Real Madrid ed Hernanes alla Juventus, Mancini ha deciso di affidare le chiavi del centrocampo a Felipe Melo, una dai piedi tutt’altro che pregiati. Il brasiliano aveva incominciato molto bene la stagione, ma dopo la scriteriata partita con la Lazio, nelle quale regalò la vittoria ai biancocelesti, causando un rigore e facendosi espellere, non si è più ripreso e potrebbe persino essere ceduto a gennaio. Stessa sorte potrebbe toccare a Guarin, mai entrato del tutto nel cuore dei tifosi a causa di un atteggiamento indolente e scostante. Il colombiano ha ricevuto un’offerta importante dalla Cina e i tifosi neroazzurri per convincerlo ad accettare l’offerta hanno persino lanciato l’hashtag #Prayforguarininchina.

Sul banco degli imputati è finito anche Stefan Jovetic. Il montenegrino, fiore all’occhiello del mercato estivo si è smarrito e ha finito per perdere il posto da titolare a favore del suo compagno Ljajic.  Mancini nella conferenza stampa pre gara lo ha pungolato a fare di più e ho provato a rinvigorirlo schierandolo tra i titolari nella partita con l’Atalanta, ma non ha ricevuto le risposte che si aspettava.

Infine la difesa: da punto di forza della squadra di Mancini, nelle ultime giornate si è trasformata in anello debole. Gli ultimi quattro gol subiti dalla squadra, per ammissione dello stesso tecnico neroazzurro sono stati 4 regali del reparto difensivo con la coppia Miranda Murillo che sembra aver perso delle sicurezze.  Le prossime partite saranno cruciali per capire le reali dimensioni della squadra. La sensazione è che delle operazioni mirate nel mercato di gennaio potrebbero dare nuova linfa ad una squadra che sembra aver già fatto vedere il meglio di sé.

Il caos intorno al Palermo

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Nuovo anno, vecchie abitudini. Il presidente del Palermo non si smentisce mai e ha voluto inaugurare il 2016 con la cosa che meglio gli riesce, ossia cambiare la guida tecnica della propria squadra. Così dopo solo 7 partite in cui ha racimolato 4 sconfitte un pareggio e due vittorie, Ballardini a sua volta subentrato a Iachini saluta Palermo.  Al suo posto arriva l’argentino Guiillermo Barros Schelotto  ex allenatore del Gimansia La Plata che sarà affiancato da Fabio Viviani, già vice di Iachini in questa stagione. Il tecnico sudamericano  sarebbe dovuto arrivare a luglio per stessa ammissione di Zamparini, ma il precipitare della situazione con Ballardini ha fatto si che il suo approdo fosse immediato. Il tecnico ravennate più che gli scarsi risultati paga l’assenza totale di feeling con la squadra.

Dopo la vittoria con il Verona erano infatti arrivate le dure parole del portiere e capitano del Palermo Sorrentino, che aveva avuto una lite con Ballardini il giorno precedente alla partita: “Ballardini non ha mai parlato con noi. Né prima, né dopo la partita. Quanto successo ha dell’incredibile. La squadra ha giocato e vinto da sola, preparando nel migliore dei modi una partita che valeva sei punti. Io sono il capitano di questa squadra. Alcuni di questi ragazzi potrebbero essere figli miei – ha spiegato Sorrentino -, e non permetto a nessuno di toccare l’integrità morale e la professionalità di questa squadra. Chiunque l’abbia fatto si deve scontrare contro di me. Se siamo quintultimi significa che siamo giocatori da quintultimo posto. Preferisco sentirmi dire che sono scarso, ma non posso essere accusato di scarso impegno”.

Dopo aver esaminato la situazione e tastato l’umore dello spogliatoio a Zamparini non è restato che esonerare l’allenatore ravennate. Con un colpo di scena dei suoi, però il presidente palermitano non ha richiamato Iachini, come voleva la squadra, ma ha deciso di affidarsi a questo semisconosciuto tecnico argentino. A dire il vero il patron rosanero aveva in primis provato a ricontattare Iachini, ma discordanze sul mercato hanno fatto tramontare la sua candidatura e accelerare la pista che porta a Schelotto. Zamparini, per una volta più vittima che carnefice, ne ha avute per tutti: “Ballardini si è auto esonerato, un allenatore non può comportarsi così e stiamo valutando una soluzione con i miei legali. Iachini? Deve tornare sulla terra. Schelotto è un allenatore che ha voglia di lavorare ed ha aspirazione di allenare squadre come il Manchester United”.  A Palermo il caos continua.

I numeri del Napoli Campione d’Inverno

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Napoli sogna. I biancoazzurri travolgendo per 1-5 il Frosinone e sfruttando il contemporaneo ko interno dell’Inter si sono laureati Campioni d’Inverno come non succedeva dal lontano 30 dicembre 1989. Era il Napoli di Maradona che a fine stagione avrebbe conquistato il secondo Scudetto della sua storia. È la quarta volta nella storia che i partenopei chiudono il girone d’andata davanti a tutti: nella stagione 1986/87 girarano davanti all’Inter (22 punti per gli azzurri, 20 per i nerazzurri), in quella successiva davanti al Milan (Napoli 25 punti, Milan 22), nel 1989/90 – come detto – ancora davanti all’Inter. La storia dice che due volte su tre fu scudetto: entrambe dopo il giro di boa in vantaggio sui nerazzurri.

Gli uomini di Sarri hanno totalizzato 41 punti. Sono 8 più dell’anno scorso e questo mette semplicemente in risalto il grande balzo in avanti fatto dalla squadra; sono uno in meno rispetto a due anni fa, quando però Benitez chiuse terzo, a quota 42, staccatissimo dalla Juve (a +10) e dietro la Roma. E questo spiega che oggi è un altro campionato. Sarri ha il miglior attacco, 38 gol, esattamente 2 in media a partita, e la miglior differenza reti (+23). E la sua squadra è quella che perde meno di tutte, appena due volte, alla prima giornata col Sassuolo e poi a Bologna. Per sua fortuna la via Emilia, considerando anche il pari col Carpi, non la incrocerà più. L’uomo simbolo dei biancoazzurrri si chiama Gonzalo Higuain. Con la doppietta messo a segno oggi, l’attaccante argetino è arrivato a quota 18 reti. Nei campionati a 20 squadre è quasi un record: solo l’interista Nyers, nel lontano 1949-50, ha fatto meglio, chiudendo a 19 il girone d’andata

“Non penso che dobbiamo temere l’ambiente, anche se è vero che l’entusiasmo della gente napoletana può sconfinare nell’euforia che ci porterebbe a commettere errori grossolani. In certe partite non ce l’abbiamo fatta ad arrivare estremamente pronti, come a Bologna, bisogna crescere a livello di mentalità, ha provato a smorzare i toni Sarri. Più euforico il presidente Aurelio De Laurentis: “”Questo Napoli è sempre in corsa e da sei anni siamo l’unica squadra italiana che gioca in Europa – ha detto a Premium Sport -. Ogni anno mettiamo un tassello in più: quello di quest’anno è un campionato competitivo, divertente, emozionante e ogni settimana è uno spettacolo per tutti i tifosi, non solo del Napoli”. Il sogno continua.